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Cave di Chiaiano-Marano
Dall’emergenza al disastro ambientale. Responsabilità e connivenze Scelte improvvide sulla questione smaltimento rifiuti a Napoli rischiano di provocare danni irreparabili per molti anni. Dietro le colpe di amministratori e imprese c’è tuttavia la lunga mano delle banche 2a parte Sfruttati e sfruttatori No. La Campania e i campani sono gente da sfruttare. Dietro questo dramma di gente che si ammala, di produzione agricola e casearia che va a male (cosa importa se si rovina l’area di produzione delle mozzarelle?), c’è un gigantesco affare. Dietro c’è l’Abi, l’Associazione delle banche italiane. Sono loro che finanziano gli inceneritori e sono loro che prendono i soldi per bruciare i rifiuti. E poiché i ricchi contributi statali, i Cip6 che tutti noi paghiamo come soprattassa sulla bolletta energetica, sono in proporzione con la quantità di rifiuti bruciata, più l’inceneritore brucia più Cip6 prende. E non importa se la Campania, dove è stato portato e seppellito di tutto, diventa terra di veleni. C’è la selva di Chiaiano, il polmone verde di Napoli? Che importa? C’è l’acqua sotto? Chi se ne frega. Interessi e responsabilità Nel 2004, per superare l’emergenza che si era creata in Campania, l’allora governo (Berlusconi) promulgò l’ordinanza di protezione civile - richiamando sempre l’art. 5 della legge 2251 -, con la quale si stabiliva la costruzione dell’inceneritore. Io allora facevo parte della Commissione VIA (Valutazione di Impatto Ambientale). La commissione però non avrebbe potuto fare una valutazione normale perché per problemi di ordine civile il via libera alla costruzione era già stato dato nell’agosto del 2005: non si poteva dire che l’inceneritore non si poteva fare, si potevano solo suggerire degli aggiustamenti. La commissione fece rifare il progetto perché la macchina proposta era vecchia, praticamente un paccotto riciclato da noi. Tra le prescrizioni c’era quella che le balle da bruciare dovevano essere a norma con le leggi italiane: dovevano cioè contenere solo un certo tipo di materiale, avere un certo potere di produzione di calore e così via... naturalmente qusto andò stretto perché le balle accumulate in pianura non avevano le caratteristiche richieste dalla legge e quindi non potevano essere considerate carburante. Un disastro per le banche, rappresentate dall’ABI (Associazione Banche Italiane), che avevano finanziato la Fibe-Impregilo che si era aggiudicata la gara per la costruzione dell’impianto. Allora l’ABI si mise in moto e cominciò a smantellare l’ordinanza del 1998 fatta dall’allora ministro dell’Interno Napolitano. Nell’ordinanza si diceva che mentre si costruiva l’inceneritore le balle non avrebbero dovuto essere accumulate e conservate, ma avrebbero dovuto essere distrutte a spese della Fibe-Impregilo. Allo scopo di ottenere i sostanziosi CIP6 (i contributi statali previsti per la produzione di energie alternative), con modifiche successive le balle, invece di essere bruciate, vennero accumulate in attesa di essere bruciate nell’inceneritore che si andava costruendo, per ottenere quei contributi che sarebbero andati a finire nelle casse delle banche creditrici. Le pressioni sono venute dall’ABI. Chi regge le fila è l’ABI. I governi hanno solo obbedito a quello che diceva l’ABI. Una politica strabica: contro la gente e a vantaggio dei ricchi e potenti Ogni anno in Campania si producono circa 2,5 milioni di tonnellate di rifiuti. Poi ci sono da bruciare i milioni di tonnellate di rifiuti accumulati in Pianura, dalle 6 alle 8 tonnellate. Di carburante ce ne è in abbondanza. Le responsabilità sono chiare ed è chiaro anche che cosa non si deve fare. Eppure proprio nella cava di Chiaiano posta sotto sequestro si è trovato amianto sversato, pare, in grande quantità in tempi recenti. Mancando la volontà politica, in una situazione anzi di connubio fra politica e affari, non è allora compito della magistratura intervenire? Perché non lo fa? Manca anche nella magistratura ogni volontà di intervenire. Lo dico perché abbiamo avuto modo di verificarlo. Ho fatto l’analisi di quello che è avvenuto nelle cave attorno al Poligono [le cave di Chiaiano n.d.r.] usando le fotografie aeree satellitari fatte dal 1994 al 2007 e ho potuto ricostruire gli sversamenti di materiali che sono stati effettuati. Naturalmente si vede solo il cambiamento di livello da un anno all’altro; si vede che è stato aggiunto del materiale ma non si può dire che tipo di materiale né se lo sversamento era autorizzato (anche se possiamo dire che al cento per cento non era autorizzato). Ciò che fa impressione sono i volumi che sono stati accumulati tra il 1994 e il 2006. Ho calcolato che sono stati accumulati fra 1,2 e 2 milioni di metri cubi. C’è una cava a cento metri di distanza da quella sequestrata, profonda 70 m., che fino al 2000 era completamente vuota e che fra il 2000 e il 2006 viene completamente riempita. Non solo, ma al di sopra si mettono ancora altri 20 metri circa di materiale. La movimentazione è impressionante. Diciamo che una parte del materiale sia costituito dallo stesso detrito, visto che nelle cave si lavorava il tufo, si tratterebbe però di un 20% e anche meno, perché i detriti di tufo è materiale che si vende come pozzolana e quant’altro. È detrito utile. Da dove è venuto allora tutto questo materiale che ha riempito la cava e che materiale è? Un’altezza di 70 metri è pari a un edificio di 20 piani. Si vede poi chiaramente che anche in una zona a 20 metri dal poligono tra il 2000 e il 2006 vengono sversati materiali: si vede chiaramente perché lì c’era una strada che hanno spostato e poi hanno riempito dove c’era la strada. È questa un’area che è interessata alle opere accessorie alla discarica. Tant’è che l’hanno sbancata e hanno trovato l’amianto. Un granello sporco di sangue In tempi normali sarebbe stato diverso. Ma qua, ora, siamo in uno stato di blindatura e di intimidazione tale che dovrà scoppiare qualcosa (e potrebbe essere benissimo una frana che si stacca dal costone) che provoca danni gravi e anche vittime per tornare a rispettare le leggi e a tutelare i singoli e la comunità. Ecco, questo potrebbe essere il granello cha farebbe inceppare qualcosa. Altrimenti la macchina continua ad andare senza che neanche il procuratore abbia possibilità o voglia di intervenire a bloccarla. 1 Dell’art. 5 della legge 225, e di come attraverso questo articolo è possibile far durare una emergenza all’infinito, il Prof. Ortolani ha parlato nella prima parte della intervista, pubblicata nel mese di Dicembre 2008, pgg. 2 e 3 dell’inserto.
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Num 88 Febbraio2009 | politicadomani.it |
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